Atene, la polis perfetta... per gli uomini!
La cultura greca era improntata sull'autorità del capofamiglia, la vita sociale era prerogativa maschile e tutte le attività pubbliche erano riservate agli uomini.
Gli uomini godevano della massima libertà, affrancati dalle incombenze del lavoro fisico, a cui provvedevano gli schiavi, potevano trascorrere l’intera giornata all'agorà e prendere parte all’animata vita sociale di Atene. Ricoprire cariche pubbliche era considerato un dovere, così come tornare ad essere semplici cittadini una volta terminato il mandato.
Gli uomini frequentavano abitualmente i bagni pubblici, dove potevano conversare e dedicarsi alla cura del corpo, tra saune ed esercizi ginnici. Anche l’esercizio fisico era considerato un dovere del cittadino che proseguiva, in questo modo, l’addestramento militare.
I banchetti (symposia) venivano offerti con grande frequenza, erano occasioni di divertimento in cui non mancava nessun tipo di intrattenimento, dalla conversazione al gioco e le uniche donne presenti erano le ballerine e le musiciste ingaggiate per la serata.
Anche se la vita degli ateniesi era piuttosto disinvolta, la famiglia era importantissima. Il matrimonio di un uomo corrispondeva al momento in cui si sottraeva all'autorità paterna per assumersi personalmente le stesse responsabilità. Non si trattava di matrimoni d’amore ma di matrimoni combinati dai capifamiglia. Fare figli era un dovere, ma le famiglie non dovevano essere troppo numerose per evitare l’eccessiva suddivisione del patrimonio, che rappresentava la condizione necessaria per continuare a mantenere la privilegiata vita degli ateniesi benestanti.
La donna, il gineceo e il divorzio
La donna viveva nel gineceo, ossia in quelle stanze riservate alle donne della casa, dove si occupava dei figli piccoli e dell’organizzazione del lavoro degli schiavi. Non poteva interferire in alcun modo con le scelte del marito, non doveva intromettersi proprio nei suoi affari.
Il divorzio era previsto, la donna poteva essere ripudiata in qualsiasi momento e senza troppe formalità, era sufficiente che il marito recitasse la formula di rito e la donna, accompagnata da una serva, faceva immediato ritorno alla casa paterna, portandosi dietro i suoi gioielli e le proprie cose personali.
Anche alla donna era riconosciuta la possibilità di divorziare ma in questo caso doveva seguire un lungo e complesso iter burocratico.
I figli trascorrevano la prima infanzia nel gineceo, accuditi dalle donne di casa, giocavano con trottole, cerchi e animali domestici.
All’età di 7 anni i maschi lasciavano il gineceo per iniziare il proprio percorso di studi.
L’abbigliamento, sia maschile che femminile, era costituito da una semplice tunica, le calzature consistevano in sandali di sughero, cuoio o legno e solo durante i viaggi gli uomini indossavano stivaletti di cuoio. Le calzature greche prendevano esempio da quelle etrusche, considerate le migliori in circolazione.
Le donne si acconciavano i capelli in modo elaborato, ornandoli con nastri e ornamenti, i gioielli delle donne greche erano molto raffinati.
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