La corte Visigota

Grazie alla testimonianza scritta lasciataci dal vescovo Sidonio Apollinare, nobile gallo romano che visse tra il 430 e il 486, nonché Santo della Chiesa, possiamo addentrarci nella corte Visigota e capire come vi si svolgeva la vita.

La prima figura che ci viene incontro è quella di Teodorico II, figlio di Teodorico e nipote di Alarico. Teodorico II ha i capelli che coprono la parte superiore delle orecchie, secondo l'usanza visigota, un bel naso e il mento ben rasato. La giornata inizia molto presto a corte, quando ancora non si è levata l'alba Teodorico e un piccolo seguito di collaboratori si recano al servizio religioso officiato dai suoi sacerdoti, anche se Sidonio suggerisce che lo faccia più per abitudine che per vera religiosità. Il resto della mattinata lo dedica all'amministrazione del regno. 

Attorno al trono ci sono alcuni nobili armati, le guardie sono tenute fuori dalla stanza e vengono chiamate solo all'occorrenza, per evitare troppa confusione. Al cospetto del re si presentano gli invitati stranieri, il re ascolta ma dice poco, se una questione è impegnativa la rimanda se invece si può risolvere facilmente la liquida velocemente. E intanto si fanno le sette del mattino, e Teodorico si reca alle sue scuderie o a ispezionare il suo tesoro.

Il momento del pasto, in un giorno normale, non è diverso da quello di un privato cittadino, la tavola non è apparecchiata con l'argenteria delle grandi occasioni e il cibo non è sofisticato, le conversazioni a tavola hanno molta importanza per cui devono essere serie e sensate o non esserci affatto.  I brindisi sono rari ed è più facile vedere l'ospite aspettare impaziente e assetato piuttosto che vederlo saturo rifiutare una coppa o una tazza. 

Dopo un momento di riposo, forse utilizzato per una partita a dadi, alle tre del pomeriggio la vita di corte riprende, tra il via vai di uscieri e i postulanti, con un rumore continuo che si interromperà solo per il pasto reale, prima di andare a letto.

Teodorico e la corte visigota

Da questa descrizione è chiaro che la vita nella corte dei visigoti non era diversa da quella di tutte le altre corti contemporanee, i Visigoti non erano più un popolo di migranti come era successo con Alarico, avevano messo radici grazie al lungo e saggio regno di Teodorico I, e ora la guerra non era più una necessità per sopravvivere, anzi, vi si ricorreva solo se necessario per difendere quella sicurezza e quella stabilità ormai conquistate.

Per questo i visigoti decisero di stare dalla parte dei Romani e non al fianco di Attila, quando bisognò prendere posizione e stabilire così le future relazioni politiche, economiche e sociali del proprio popolo.

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